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                La gestione dei rischi finanziari e climatici. L’esperienza in una banca centrale
  tali e climatici. Le misure sono esaminate separatamente per gli emittenti pub- blici e quelli privati. In entrambi i casi ci si concentra sui cosiddetti rischi di tran- sizione climatica. Sebbene la disponibilità di indicatori coerenti e comparabili sia ancora limitata, si mostra come gli investitori possano misurare e gestire i rischi climatici ricorrendo a informazioni pubbliche ancora poco esplorate, ma utiliz- zate sistematicamente dai fornitori privati di dati per le proprie valutazioni di so- stenibilità (disponibili a pagamento). Per le analisi prospettiche dei rischi clima- tici dei paesi, è utile confrontare i dati storici con gli impegni assunti e con gli sce- nari elaborati dall’NGFS. Per gli emittenti privati, la copertura e la correlazione tra i dati delle emissioni carboniche elaborate da diversi fornitori specializzati sono elevate; per altri indicatori ambientali la divergenza nei dati elaborati da differenti fornitori è ancora rilevante. L’impiego congiunto dei dati di fonti di- verse può quindi contribuire a raggiungere una più ampia copertura dell’univer- so di investimento e a individuare potenziali anomalie nei dati stessi.
Il capitolo presenta infine un’applicazione sulla misurazione dei rischi clima- tici e ambientali nel caso degli investimenti finanziari in euro e delle riserve va- lutarie della banca centrale. I miglioramenti del profilo climatico della Banca d’Italia sono stati ottenuti grazie all’integrazione dei principi ESG nelle strategie adottate per la gestione dei portafogli di investimento (cfr. il capitolo 7). Dopo l’integrazione nel 2019 dei criteri ESG per il portafoglio azionario gestito diret- tamente, che ha consentito di ridurre l’impronta carbonica del 30% a fronte di risultati finanziari positivi, nel 2020 il perimetro dell’attività di investimento so- stenibile è stato ulteriormente ampliato includendovi gli investimenti azionari effettuati mediante strumenti collettivi negli Stati Uniti e in Giappone nonché i portafogli di obbligazioni, compresi i green bond.
Due avvertenze generali possono aiutare il lettore a collocare le pagine che seguono nella prospettiva più corretta. La forte crescita dell’interesse per la so- stenibilità nella finanza stimola lo sviluppo di nuovi modelli di equilibrio del mercato dei capitali che integrano la preferenza per la sostenibilità e l’attenzione al rischio climatico degli investitori (Pástor, Stambaugh e Taylor, 2021). Se le pre- ferenze per la sostenibilità sono diffuse, in equilibrio il premio per il rischio azio- nario sarà più basso per le azioni sostenibili, che avranno pertanto un rendimen- to atteso più contenuto della media. In pratica è tuttavia difficile distinguere gli effetti ex ante ed ex post della preferenza per i fattori ESG osservando i rendi- menti realizzati durante i periodi in cui tale preferenza muta rapidamente, cioè al di fuori di una situazione di equilibrio, come sembra stia accadendo da qual- che tempo. In questo libro sono presentati risultati empirici che mostrano le re- lazioni tra i rendimenti di mercato delle azioni e obbligazioni con determinate caratteristiche di sostenibilità e quelli delle attività corrispondenti di tipo stan- dard nell’esperienza recente (è il caso in particolare dei capitoli 8 e 9). Tenuto conto delle considerazioni precedenti, la prima avvertenza è quella arcinota nel- la finanza: le relazioni stimate possono mutare nel tempo e i risultati descritti non sono necessariamente ripetibili in futuro.
Seconda avvertenza: i saggi contenuti nel volume documentano i risultati di analisi recenti sui rischi finanziari e sulle implicazioni del cambiamento climatico
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