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L’Unione Bancaria europea
Nel 2011, nel pieno di nuove difficoltà e turbolenze finanziarie, alimentate dal- l’intreccio perverso tra rischi bancari e rischi sovrani, ho pubblicato sui Quaderni di Ricerca Giuridica della Banca d’Italia2 un ampio lavoro monografico dedicato al tema delle crisi bancarie, alla luce dei gravi dissesti verificatisi negli Stati Uniti e in Europa e dei nuovi fenomeni di crisi che si andavano manifestando. Avevo analizzato le cause e le forme di manifestazione del complesso fenomeno della patologia bancaria e le soluzioni straordinarie individuate nei vari ordinamenti per porvi rimedio. Sotto quest’ultimo profilo, rileva un dato comune: le insolven- ze bancarie sono state fronteggiate attraverso l’intervento pubblico di salvataggio (bail-out), con l’utilizzo di molteplici modalità operative (ricapitalizzazioni, pro- grammi di assets relief, nazionalizzazioni, rilascio di garanzie, creazione di bad banks di sistema in cui sono confluiti gli attivi deteriorati) e, quindi, con l’impu- tazione dei costi dei dissesti ai bilanci statali e, in ultima istanza, ai contribuenti.
All’epoca, il processo di riforma del sistema finanziario era già avviato negli Stati Uniti e in Europa; alcuni Paesi avevano già realizzato profondi cambia- menti; molte delle regole e degli istituti che ora sono in via di attuazione nel- l’ambito dell’Unione Bancaria erano in fase di elaborazione teorica; data la loro complessità, se ne studiavano contenuti e implicazioni. Nel frattempo, le solu- zioni regolamentari e organizzative volte a migliorare la cooperazione e il coor- dinamento internazionale per la supervisione e la gestione delle crisi dei gruppi bancari cross-border si rivelavano inadeguati.
La preoccupazione di fondo dei policy makers non era solo quella di arric- chire lo strumentario per fronteggiare situazioni di crisi; era anche quella di in- dividuare istituti e strumenti idonei a evitare per il futuro il ripetersi di fenome- ni patologici di carattere sistemico. L’impostazione politica e strategica era orientata a realizzare un intervento di ampia portata, mirante sia a rafforzare il momento della prevenzione della crisi (attraverso regole prudenziali più strin- genti e controlli di vigilanza più penetranti) sia a rivedere profondamente le re- gole e le modalità di gestione delle crisi. A livello europeo erano state avviate specifiche iniziative legislative.
Il titolo del volume (Towards a new framework for banking crisis manage- ment) intendeva esprimere il senso di un processo di cambiamento appena av- viato, i cui contenuti concreti erano appena delineati e i tempi di realizzazione non programmabili, considerati la oggettiva complessità della materia, la estre- ma eterogeneità degli assetti istituzionali e normativi dei paesi europei, i diffe- renti modelli e prassi seguiti. Non mancava una certa dose di scetticismo nel guardare alle prospettive, in parte alimentata dalle difficoltà sperimentate in passato, in particolare negli anni novanta del secolo scorso, per ricercare un fra- mework comune di gestione delle crisi bancarie, iniziative poi sfociate nella mol-
Brothers, Crown Business, New York, 2010; V. Acharya, M. Richardson, Causes of the Financial Cri- sis, Critical Review: A Journal of Politics and Society, Vol. 21, Issue 2-3, 2009. Da ultimo, T.F. Geith- ner, Stress Test. Reflecting on Financial Crises, Crown Publishers, 2014.
2 G. Boccuzzi, “Towards a New Framework for Banking Crisis Management. The International Debate and the Italian Model”, in Quaderni di Ricerca Giuridica della Banca d’Italia, novembre 2011.
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