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Innovazione, finanza e sviluppo
li hanno perseguiti sia una crisi economica globale, ancora non del tutto risolta, che in Europa, anche per motivi specifici, continua a persistere.
Con la crisi, le banche hanno modificato le loro strategie mostrando di dare maggiore attenzione all’economia reale e al territorio. Da un lato, si sono trovate con il problema dell’aumento dei rischi e della gestione dei crediti deteriorati in conseguenza del perdurare della fase recessiva, dall’altro lato, a dover rispondere allo stesso tempo alle richieste di sostegno di un’economia che mostra sempre più esigenze di innovazione, riorganizzazione e rilancio degli investimenti per poter riprendere la crescita. Ciò comporta per il sistema bancario e finanziario più strette relazioni con i sistemi produttivi locali, un maggior coinvolgimento sui problemi dello sviluppo territoriale, nuovi modelli di offerta e innovazione dei modelli di business.
Proprio in conseguenza di queste dinamiche evolutive e trasformative dei sistemi produttivi, anche sul piano teorico, il territorio ha assunto crescente ri- levanza ed è diventato oggetto di studio nell’ottica delle terapie per uscire dalla depressione e rilanciare la crescita e l’occupazione. Nonostante ciò, l’economia territoriale con le sue prescrizioni non si è ancora adeguatamente affermata ma essa merita un’alta considerazione per la sua capacità sia di lettura dei problemi dell’economia, partendo dalle realtà del territorio, sia di fornire ai policy maker indicazioni riguardanti i fattori, i meccanismi microeconomici, i comportamenti degli attori territoriali e le loro relazioni che influenzano i processi e le dinami- che dello sviluppo.
Così, in questi anni di crisi, ho maturato la convinzione, insieme ad altri eco- nomisti, che le politiche macroeconomiche, monetarie e fiscali, da sole non basta- no a rilanciare la crescita – e il riferimento è sia all’Italia sia all’Europa – e che il rilancio debba partire dalle economie locali e regionali, dalle energie, dalle idee e dalle capacità di innovazione che derivano dallo sviluppo di relazioni collabo- rative tra i diversi attori dei territori.
Mi sono già occupato del ruolo delle governance territoriali in un’altra mia opera, La finanza di distretto. Il ruolo del sistema bancario nella trasformazione e nel rilancio dei distretti industriali, in cui metto in luce come stanno cambiando le esigenze finanziarie delle imprese distrettuali italiane alle prese con problemi di innovazione e trasformazione strategica e organizzativa, e come le banche devo- no rispondere a tali esigenze adeguando la loro offerta creditizia e finanziaria ma soprattutto assumendo un approccio proattivo e collaborativo nei confronti dei vari attori locali che a vario titolo sono impegnati a rilanciare i sistemi produttivi territoriali.
Avvicinandomi allo studio dei problemi del localismo economico e finanzia- rio, ho potuto confrontarmi con gli economisti che guardano all’uscita dalla crisi e al rilancio nella prospettiva dell’economia territoriale. Gli scambi di idee più proficui sono stati quelli che ho avuto nell’ambito del Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio”, un think-tank animato da un gruppo di stu- diosi (www.economia.uniroma2.it/dedi/ebook-politiche-industriali), accademici e di altre istituzioni, che ha promosso negli ultimi anni diversi convegni di studio su come rilanciare l’economia italiana ed europea, e che ha pubblicato due volu-



























































































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