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Innovazione, finanza e sviluppo
risolti considerando i recenti segnali di ripresa grazie a un po’ di allentamento dell’austerity – che continua, comunque a frenare la ripresa – e di una qualche riforma strutturale.
Le argomentazioni sul ruolo dell’economia territoriale per uscire dalla crisi e sui cambiamenti del settore finanziario, imprescindibili per sostenere la crescita, riprendono anche le analisi che ho fatto in occasione di diversi workshop promos- si dal già ricordato Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio” e che riguardano molti dei temi trattati nel volume1. Recentemente il dibattito è diventato più stringente sui punti deboli dell’Unione economica e monetaria europea, che la mantengono in uno stato depressivo con l’effetto di provocare l’aumento della schiera degli euroscettici. Gran parte degli economisti concorda sulla necessità di una nuova governance dell’eurozona. Questo è effettivamente un problema del quadro generale che va risolto. Ma devo ancora ribadire che in Europa la ripresa stenta a consolidarsi perché troppo poco è stato fatto, e si sta facendo, per promuovere maggiormente la ricerca, la nascita di nuove imprese e il sostegno dei settori tecnologicamente più avanzati.
Va bene, quindi, prendere atto che la governance dell’eurozona vada rifor- mata ma, nell’attesa che siano poste in essere le condizioni affinché l’euro possa funzionare e siano allentati i vincoli del patto di stabilità, quali sono le politiche da intraprendere? La risposta è che bisogna mettere tra le priorità della politica economica il rilancio degli investimenti e il sostegno dell’innovazione ma in una prospettiva basata su nuove idee e una diversa filosofia operativa.
Il Piano Juncker si è posto l’obiettivo di rilanciare gli investimenti infrastrut- turali e delle imprese in Europa, visto che la crisi ha fatto crollare la domanda aggregata, soprattutto nella componente degli investimenti, ma è un piano calato dall’alto, a decisioni accentrate, che non ha avuto finora i risultati attesi. Con l’approccio della governance territoriale, i progetti sono generati dal basso con il coinvolgimento degli attori locali e riflettono maggiormente le esigenze e le problematiche delle economie dei territori. In ogni caso, non si può pensare che il Piano Juncker basti a rilanciare la crescita e l’occupazione; occorrono sforzi ben più ampi, sia dall’alto che dal basso.
Quanto ai programmi europei a favore dell’innovazione, da quello di Lisbona a quello di Europa 2020, il loro scarso successo, se in buona misura è da impu- tare alle finanze pubbliche che lesinano fondi alle attività di R&S e alla scarsa propensione delle imprese a innovare, si spiega anche con la debolezza delle re-
1 Ricordo i seguenti contributi: Politiche regionali per la crescita: ruolo del sistema finanziario, workshop “Le politiche per la crescita in Italia e in Europa: il ruolo delle politiche industriali e regio- nali”, Università di Milano, 9 luglio 2014; Rilanciare la crescita in Europa e in Italia con gli investimenti: innovazione finanziaria e governance territoriale, workshop “Crescita, investimenti e territorio: dalle idee ai progetti”, Congresso Aisre, Università di Padova, 2 settembre 2014; Rilancio economico e smart cities: progetti e strategie finanziarie, policy workshop “La ripresa economica e la politica industriale e commerciale”, Politecnico di Milano, 20 marzo 2015; Relazioni fra banche e imprese: knowledge asym- metries e freni alla crescita, workshop “Investimenti, innovazione e nuove strategie di impresa: quale ruolo per la nuova politica industriale e regionale?”, Università di Firenze, 19 febbraio 2016.
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