gestori. Di pari passo con la trasformazione dei mercati, nel corso degli ultimi
sessant’anni, ovvero dai primi fondamentali contributi di Markowitz (1952 e
1959), ma con maggiore intensità nell’ultimo ventennio, una copiosa letteratura
prodotta sulla Portfolio Theory e una continua e incessante attività di ricerca
promossa sia a livello accademico sia in ambito operativo hanno determinato la
proliferazione di una moltitudine di metodologie e tecniche di previsione e di co-
struzione di strategie di investimento, che mirano a fornire un supporto tecnico
all’attività dei consulenti e dei gestori e che hanno contribuito a modificare ne-
gli anni l’operatività degli stessi. Va comunque sottolineato, come evidenziano
numerosi contributi che alimentano un significativo filone di ricerca sulle strate-
gie di investimento di tipo
naïve
(Benartzi e Thaler, 2001; De Miguel, Garlappi e
Uppal, 2009), che il
modus operandi
di molti asset manager sembra ignorare una
larga parte di modelli matematico-statistici, negandone, quindi, di fatto l’utilità
pratica. Ciò induce a riflettere sull’estrema eterogeneità delle strategie di inve-
stimento adottate dai gestori, sulla complessità dell’attività di consulenza in am-
bito finanziario, sulla reale utilità ed efficacia di alcuni modelli di previsione e di
ottimizzazione di portafoglio e sulla rilevanza di alcuni fattori di natura intangi-
bile quali l’intuito del gestore, la capacità di entrare in empatia con il cliente-in-
vestitore, la capacità di raccogliere e interpretare le informazioni e, perché no, la
fortuna!
Riflettendo su tali questioni, questo libro parte dalla considerazione che il
servizio di consulenza finanziaria per gli investitori persegua l’essenziale obietti-
vo di produrre proposte di investimento che vadano a comporre un portafoglio
il più possibile efficiente, che risponda cioè e si adegui nel tempo alle specifiche
preferenze ed esigenze del cliente. Offrire quindi un servizio di consulenza fi-
nanziaria per gli investitori vuol dire essenzialmente costruire e gestire portafo-
gli di investimento per conto di terzi, il che significa affrontare e gestire una se-
rie di problemi e svolgere conseguentemente una serie di attività, che è possibi-
le classificare nelle seguenti quattro macroaree: relazione; previsione; valutazio-
ne; ottimizzazione.
Il consulente-gestore ha, infatti, innanzitutto il compito di
costruire una rela-
zione
positiva con il cliente-investitore, entrando in empatia con lo stesso, al fi-
ne di scoprire le sue preferenze, le sue esigenze finanziarie, i suoi obiettivi per-
sonali o familiari e la sua propensione al rischio. Ciò presuppone che il consu-
lente-gestore maturi spiccate doti relazionali e comunicative, dimostrandosi in
grado di infondere nel cliente un senso di fiducia, che è un valore inestimabile
per chi opera nei mercati con denaro altrui. Al fine di ottimizzare la relazione
con l’investitore, è inoltre richiesto al consulente di assumere un atteggiamento
proattivo nei confronti delle esigenze della clientela, le quali non vanno sempli-
cemente rilevate, bensì possibilmente anticipate, se non addirittura suscitate e
alimentate (Oriani, 2011).
In secondo luogo, il gestore deve tentare di
prevedere l’andamento
futuro dei
mercati finanziari, delle asset class e delle singole attività finanziarie e reali su cui
l’investitore manifesti interesse. Ciò presuppone ovviamente capacità di valuta-
zione degli asset che si fondino sull’analisi fondamentale e sull’analisi tecnica.
Consulenza finanziaria e ottimizzazione di portafoglio
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